CONTROLLI MAGNETOINDUTTIVI

Metodi di prova

Le funi metalliche sono oggigiorno utilizzate in una moltitudine di applicazioni differenti, e rappresentano spesso l’elemento al quale l’utente affida la sicurezza propria o del proprio lavoro. Per questo ed altri motivi è necessario che lo stato di conservazione delle stesse venga monitorato con una certa frequenza e con una elevata cura. La presenza di riduzioni di sezione e di fili rotti (esterni o interni) può infatti compromettere non solo lo svolgimento delle proprie attività lavorative, ma anche la stessa vita degli operatori di un cantiere o degli utenti di seggiovie e funivie.

Le metodologie di controllo a vista e al tatto, utilizzate correntemente, hanno oramai raggiunto una certa maturità, ma sono indubbiamente poco attendibili in quanto non consentono la rilevazione di fili rotti interni alla fune e sono difficoltosi da applicare nei casi in cui la fune sia molto ingrassata. Inoltre l’operatore è costretto ad effettuare l’analisi in condizioni talvolta poco sicure in quanto deve avvicinarsi molto alla fune in movimento e la deve spesso toccare.

L’utilizzo di dispositivi per il controllo magnetoinduttivo delle funi (obbligatorio nelle funivie) può ovviare ad un gran numero dei problemi sopra esposti: non c’è la necessità che l’operatore tocchi la fune in movimento, è possibile la rilevazione di fili rotti interni ed esterni e della riduzione di sezione, si ottiene un risultato oggettivo e si può effettuare un rapido conteggio dei difetti che una fune presenta.

Essenzialmente il metodo magnetoinduttivo si basa sulla misura di un flusso magnetico principale e un flusso magnetico disperso. Il sistema consiste nel magnetizzare la fune da controllare con un campo magnetico longitudinale di intensità tale da portare l’acciaio in saturazione. In questo modo all’intorno della fune viene a crearsi, per effetto della saturazione, un flusso magnetico.

Se la fune, in una sua sezione, presenta delle disomogeneità (sia interne che esterne) le linee di questo flusso perdono la propria linearità per effetto della variazione (sia quantitativa che soltanto geometrica) di sezione metallica. Muovendo longitudinalmente in questo campo una bobina bifilare otterremo, in corrispondenza delle disomogeneità sopra descritte, per effetto dell’induzione elettromagnetica (la bobina infatti taglierà delle linee di flusso) delle f.e.m. indotte.

Queste, opportunamente amplificate, vengono inviate a dei dispositivi di registrazione grafica. Logicamente, dal punto di vista pratico, non sarà necessario magnetizzare contemporaneamente tutta la fune bensì basterà usare un generatore spostabile di dimensioni tali da garantire un campo longitudinale tale da potere effettuare il controllo.

Spesso, come nel caso dei mezzi di sollevamento, è la fune che scorre all’interno dei suddetti dispositivi che invece rimangono fissi. Il campo magnetico può essere prodotto o da solenoidi alimentati in corrente continua o da magneti permanenti.